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5 cose che forse non sapevate sulla Val d’Orcia
Curiosità su uno dei paesaggi più fotografati d’Italia

5 cose che forse non sapevate sulla Val d’Orcia

Curiosità su uno dei paesaggi più fotografati d’Italia

pubblicato il25/01/2018 17:27:25 sezioneNews

Se in val d’Orcia, scenografica e di incomparabile bellezza, siete già stati più di una volta, vi sembrerà di sapere tutto sul territorio. Ma siete sicuri di sapere proprio tutto?

1. Squali e delfini in val d’Orcia
Il ritrovamento fortuito di un dente di squalo fossile nelle crete valdorciane e di alcune significative parti dello scheletro di un delfino vissuto durante il periodo Pliocenico, nelle argille di Lucciola Bella, a pochi chilometri da Pienza testimoniano un passato completamente diverso. Sappiamo con certezza che durante l’era geologica denominata Pliocene (tra i 2,5 e i 5,3 milioni di anni fa) una buona parte della Toscana era sommersa da un mare tropicale e che le terre emerse erano costituite da alcune isole sparse in corrispondenza delle vette del fondale sottostante. In quel periodo sui fondali si formarono le argille che oggi costituiscono una buona parte delle terre emerse e che includono anche resti fossili della fauna marina allora esistente.

2. Una meridiana astrale in piazza Pio II a Pienza
Quando il 29 agosto 1462 papa Pio II inaugurava la Chiesa di S. Maria Assunta, meglio nota come Duomo di Pienza, i numerosi intervenuti poterono assistere al fenomeno dell’ombra circoscritta sulla piazza. L’evento, riscontrabile solo due volte l’anno, consiste in una particolare proiezione della facciata del Duomo sulla piazza antistante; la sua ombra infatti, colma completamente i nove riquadri della pavimentazione. Il fenomeno scoperto dall’architetto Jan Pieper aggiunge un nuovo valore all’edificio ecclesiastico che può essere considerato una gigantesca meridiana; nessun altro complesso monumentale presenta caratteristiche analoghe.

3. Papa Pio II aveva una corrispondenza con il conte Dracula
Forse non tutti sanno che il Conte “Dracula” è esistito veramente con il nome nobiliare di Vlad III; morì in battaglia nel 1476. Un guerriero colto e implacabile che compì, insieme alla sua dinastia, efferati delitti e stragi indicibili. Il nome Dracula deriva dal titolo Dracul che il padre Vald II si attribuì per la sua appartenenza all’ordine del Drago (draco in latino), ordine cavalleresco nato per difendere la cristianità dalle eresie.
E forse altrettanti non sanno che Papa Pio II ha avuto per lui, nei suoi “Commentarii”, motti di orrore e meraviglia, con un pizzico di inconscia ammirazione, forse per la sua implacabile lotta contro gli eserciti ottomani. Sappiamo che Pio II aveva molto a cuore le sorti dell’Europa che stava per essere invasa dai Turchi; il papa pientino vedeva nel principe rumeno uno strenuo difensore della cristianità, in quanto era uno dei pochi regnanti europei che lottava con tutte le proprie risorse contro le invasioni ottomane.

4. La valle è costituita da calanchi e biancane
Può capitare di confondere i nomi di queste due conformazioni del territorio della val d’Orcia. I calanchi sono profondi solchi a “lama di coltello”, disposti spesso parallelamente, caratterizzati da versanti privi di vegetazione e molto scoscesi. Le biancane si presentano invece come dei rilievi a forma di cupola, con solchi longitudinali, e spesso ricoperti di vegetazione sulla sommità.

5. “Specchi d’asino” nella valle
All’interno dei depositi sedimentari localmente denominati “crete” si trova una particolare pietra traslucida, la cosiddetta Selenite, talmente tenera che si può scalfire con un’unghia, dai particolarissimi pallidi riflessi e che rappresenta una vera e propria curiosità del territorio. Il nome di questa pietra deriva dalla parola greca Selene, che significa Dea della Luna. I cristalli sembrano rispecchiare la luce lunare. Riguardo al nome “Specchio d’Asino”, non è invece chiara la nascita di questo termine, ma si sa che è conosciuto così, anche nella letteratura internazionale. Notevoli esemplari sono stati trovati tra Pienza e San Quirico.

Photo by Dmitry Ratushny on Unsplash

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