Andare in giro per calli e campi, senza un itinerario prestabilito, è forse il più bel piacere che a Venezia uno possa prendersi.
Beati i poveri di topografia, perché in questa città a loro è serbato il regno di tutte le sorprese, di tutte le scoperte straordinarie. Infilare una calletta, cacciarsi nella gola nera di un sottoportico, sbucare in una corte, trovarvi il pertugio di un’altra calletta, uscire da quel dedalo soffocato in un campo arioso, luminoso, pieno di gente, oppure sulle soglie di un palazzone principesco, oppure su una fondamenta aperta al sole e al vento, oppure su un rio largo,
pubblicato il30/01/2018 15:06:21 sezione
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